giovedì 26 febbraio 2009

BIOT, l’ESEMPIO DEI METEORITI E GLI UFOLOGI [Articolo breve di Pierre Lagrange]

Il caso di Biot viene spesso presentato come l’esempio di una situazione in cui la scienza avrebbe riconosciuto il valore della testimonianza che giunge dal pubblico. Ricordo: nel 1803, il giovane accademico francese Jean-Baptiste Biot dimostra che le testimonianze spesso riportate dai contadini che riguardano delle “pietre cadute dalle nuvole” sono esatte.
E’ falso: Biot non ha dimostrato che i testimoni di “pietre cadute dalle nuvole” avevano ragione, ma che lui, Biot, aveva ragione. Egli non prende, dal racconto della gente, che ciò che può trasformare, tradurre in fatto scientifico. Egli spiega che i fenomeni osservati, lungi dal rinviare a certe spiegazioni (diavolo, prodigi, etc.) rinviano ad una realtà fisica nuova. Dei massi di diversa taglia, circolano nel sistema solare e alcuni incrociano talvolta la Terra ed offrono uno spettacolo celeste che fino ad allora i fisici avevano ridotto a dei fenomeni atmosferici legati al tuono e capaci a volte di fulminare delle rocce terrestri oppure a delle pietre espulse dai vulcani (si comprenderà di lì a poco che un altro fenomeno conosciuto sul nome di “stella cadente”, le attuali stelle filanti, sono un’altra delle manifestazioni di questo fenomeno).
Per “inventare” i meteoriti, Biot separa il “folklore” ed “i fatti” come ogni rappresentante del mondo moderno.

Ciò che realizza non è superiore perché il metodo scientifico sarebbe superiore, dato che il metodo scientifico non è fondamentalmente, “intellettualmente”, diverso dagli altri metodi.
E’ differente per il tipo di oggetto e per il tipo di spostamento che dà a questi oggetti. E, la sua superiorità viene dalla capacità di far parlare questi oggetti , e anche di renderli autonomi, per farne degli attori sociali. Prima di Biot, i meteoriti sono ai margini, mantenuti entro una cultura popolare (ciò che dico qui è un po’ asimmetrico), dopo di lui, essi sono diventati attori sociali che partecipano alla costruzione della società scientifica nella quale si vive. La superiorità di Biot è una superiorità di fatto, non di principio. Egli vince su coloro che rifiutano i meteoriti e vince anche su quella gente che non è presa sul serio, e che non riesce a far considerare seriamente il proprio “folklore”. E, Biot vince perché riesce a dimostrare agli astronomi ed ai fisici che si sono sbagliati: credevano di avere a che fare con un folklore, mentre quegli oggetti sono importanti per costruire il seguito della storia dell’astronomia. Biot vince perché dimostra agli astronomi che non possono continuare a far progredire l’astronomia senza tenere conto di queste pietre che cadono dal cielo.
Li obbliga a fare una deviazione verso il problema che lo interessa promettendogli di arrivare più velocemente alla soluzione dei loro problemi, proprio facendo questa deviazione. E, vince perché l’astronomia successivamente è contrassegnata da questa deviazione verso i meteoriti che permette di riscrivere più velocemente e meglio la storia del sistema solare e far progredire la disciplina. E’ ciò che manca agli ufologi: essere capaci di dimostrare che il seguito non può essere scritto senza di loro. Invece, ad ascoltarli, i fatti Ufo sono inevitabili, e l’idea di essere visitati dagli ET è quel tipo di idea che può sconvolgere tutto. Peraltro, mentre a crederli dovremmo attenderci una rivoluzione che spedirebbe Pasteur e Galileo in fondo alle note a piè di pagina della storia dell’umanità, nulla di tutto ciò è successo.
L’ufologia fa delle belle promesse ma non ne mantiene nessuna.

Perché non è possibile fare con gli ET ciò che Biot ha fatto con i meteoriti e ciò che altri scienziati fanno tutti i giorni con altri fatti (Pasteur con i suoi microbi, etc.)?

Questo è un enigma.

Le persone del SETI riescono ad inserirsi nella rete scientifica e a far accettare l’idea che si abbia bisogno di loro per scrivere il seguito. Il programma radio-SETI è stato costruito sull’idea che se si considera la possibilità che possano esserci dei messaggi radio, si aiuta la radioastronomia a progredire. Certamente vi sono degli avversari a questa idea, ma malgrado tutto radio-SETI continua e progredisce. Dei radiotelescopi vengono costruiti, installati, etc.. Si tratta di una rete che si allarga. E, ciò che stupisce in confronto ai meteoriti è che i ricercatori di radio-SETI progrediscono anche senza avere alcun fatto. Hanno una rete scientifica (i radiotelescopi, Seti@home, etc.) entro la quale non circola alcun fatto. E’ come immaginare Pasteur costruire la pastorizzazione senza microbi. Ciò è insolito.[In effetti se si guarda in dettaglio, si nota che i seguaci di Pasteur hanno a volte esteso la loro rete senza disporre di fatti, ma ciò sarebbe troppo lungo da sviluppare qui].
Al contrario, gli ufologi hanno dei fatti ma nessuno si interessa ad essi e gli ufologi non riescono a costruire la ben che minima rete per fare circolare i “fatti” che hanno. Un fatto non diventa un “fatto scientifico” se non circola all’interno di una rete, se non diventa un attore sociale.

Nondimeno il ragionamento dell’ufologia e del SETI è lo stesso: in entrambi i casi, la base del ragionamento è lo stesso principio di banalità.

La soluzione che propongo è che, in effetti, succede in ufologia la stessa cosa che nel terreno del SETI, non a proposito dell’ascolto, ma a proposito del paradosso di Fermi. Con il paradosso di Fermi si ha una situazione tipo SETI che produce lo stesso genere di sconfitta dell’ufologia. Il motivo è che non si riesce a fa circolate tale oggetto nella scienza. Si può far circolare un meteorite, si può, in teoria, far circolare un messaggio radio ET (il SETI classico), ma non si può far circolare una “presenza ET vicina” (paradosso di Fermi).

Chi trova il modo di come far circolare quest’ultimo tipo di fatto, risolve al tempo stesso il paradosso di Fermi e il problema degli Ufo. E, ciò che propongo per fare avanzare il problema è, in un primo tempo, ammettere che il problema posto dal paradosso di Fermi è identico al problema posto dall’ipotesi Ufo, sono lo stesso ed unico problema, dato che non c’è nessun motivo di mantenere la differenza entro cultura sapiente e cultura popolare, dato che ciò che dice Aimé Michel (ufologia) e ciò che dicono gli scienziati del SETI, che discutono sul principio di banalità, è la stessa cosa.

E, se volessi andare più lontano, potrei sottolineare che vi è un altro punto che avvicina ufologia e SETI-Fermi, cioè che in entrambi i casi, non vi sono che controversie senza fine e alcun fatto stabile. Quando si legge Contact di Carl Sagan, e quando uno segue la storia degli Ufo, si osserva esattamente lo stesso tipo di situazione. In entrambi i casi, nessun fatto ma una controversia senza fine per capirsi su un fatto.

Dunque, l’idea successiva, è che questo contrasto di opinioni che non può essere risolto dalla produzione di un fatto (poiché faccio l’ipotesi che gli strumenti scientifici sono impotenti nel trattare questo tipo di fatti), non si può risolverla se non producendo un indicatore dell’esistenza di un problema, analizzando il tipo di situazione che produce. Ci viene detto che tutto separa l’ufologia (cultura popolare) e SETI (scienza), mentre ciò che si nota è che, nei due casi, succede la stessa cosa.
Appena si considera l’idea che degli ET possano essere vicini, sia l’ufologia che il SETI si impantanano in contrasti di opinioni senza fine. Finora tutti credevano che si trattasse di un fallimento perché, giustamente, il contrasto di opinioni impediva di avere un fatto capace di porvi fine. Ciò che suggerisco è di rinunciare per un momento all’idea di risolvere questo contrasto di opinioni ma di osservare che si ritrova lo stesso genere di situazione (controversia) sia in riferimento al SETI che all’ufologia.
Dunque ci si è sbagliati nel separare i due ambiti attraverso un Grand partage. E, nel riavvicinarli, si può fare l’ipotesi che si tratti dello stesso tipo di problemi che si pone sui due fronti e che genera nei due casi questa controversia che è impossibile calmare. Può darsi che sia questo l’indizio che cerchiamo.
Perciò la soluzione che propongo, è che le persone del SETI e gli ufologi si sbaglino nel voler risolvere la controversia ciascuno dal loro versante mentre dovrebbero (come Aimé Michel) rendersi conto che si tratta di un solo ed unico problema e che si potrà (forse) avvicinarsi alla soluzione comune dei due problemi proprio mettendo fine al Grand partage tra ufologia e SETI.

[Autore Pierre Lagrange; traduzione Nico Conti; en francais]

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